Assosementi, l’Associazione che rappresenta a livello nazionale l’industria sementiera, e COMPAG, la Federazione Nazionale Commercianti di Prodotti per l’Agricoltura che rappresenta, tra gli altri, i centri di stoccaggio e commercializzazione dei cereali, sono i nuovi firmatari del protocollo di intesa per migliorare il grano duro italiano siglato a dicembre scorso da AIDEPI – Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri – Confederazione Produttori Agricoli e ITALMOPA – Associazione Industriali Mugnai d’Italia.
Con le adesioni di Assosementi e COMPAG, la filiera viene così rappresentata in tutte le sue fasi, dal seme di grano al pacco di pasta.
I firmatari rappresentano complessivamente poco meno della metà di tutta l’agroindustria italiana, per un valore di circa 61 miliardi di euro: per quanto riguarda il mercato delle sementi, circa 190 aziende e un valore di 100 milioni di Euro; per il mondo agricolo, parliamo di oltre 3 milioni di associati che gravitano nel settore agricolo, 1,1 milioni di imprese agricole e 5mila cooperative agroalimentari distribuite su tutto il territorio nazionale; 270 centri di stoccaggio e raccolta dei cereali, per un controvalore di 740 milioni di Euro; per il comparto molitorio, oltre l’80% della capacità totale di trasformazione del frumento in Italia con un fatturato di 1,7 miliardi di Euro nel comparto della trasformazione del frumento duro; per l’industria della pasta, l’80% di un settore storico che conta 100 imprese, dà lavoro in Italia a 7.500 addetti e genera 4,7 miliardi di Euro.
Incentivi, supporti tecnici e premi di produzione per l’agricoltura nazionale virtuosa e sostenibile, miglioramento dei sistemi di stoccaggio, ricerca e sviluppo di nuove sementi, concentrazione dell’offerta, sicurezza, tracciabilità e comunicazione sono gli ambiti di intervento su cui i gruppi di lavoro sono al lavoro da 180 giorni (v. Focus 1).
LA COLLABORAZIONE CON L’UNIVERSITÀ DELLA TUSCIA PER MAPPARE ILGRANO ITALIANO DI QUALITÀ –
A tale proposito, è al via una collaborazione triennale con l’Università della Tuscia. Tre le fasi e gli ambiti di lavoro che verranno portate avanti dal Dipartimento per l’Innovazione nei sistemi biologici, agroalimentari e forestali dell’Università: la mappatura quali-quantitativa degli areali di produzione del grano duro su tutto il territorio nazionale; lo sviluppo di disciplinari per la coltivazione sostenibile e lo stoccaggio di grano duro di qualità; uno screening degli accordi di filiera già esistenti e la definizione, assieme ai firmatari del protocollo, di contratti-quadro tra agricoltori, stoccatori, mulini, industrie e retailers per una migliore distribuzione del valore aggiunto lungo tutta la filiera delle produzioni di qualità nella filiera della pasta. Non ultimo, l’incarico di migliorare le stime dei costi di produzione del grano duro per le principali tre macroaree: Nord, Centro e Sud Italia.
I contratti di coltivazione tra pastai e agricoltori, per esempio, hanno trovato concreta applicazione già da più di 10 anni con reciproca soddisfazione delle parti, garantendo agli uni grano “giusto” per la produzione di spaghetti &co e agli altri una remunerazione commisurata al raggiungimento di standard qualitativi.
I pastifici associati ad AIDEPI che hanno puntato su questa soluzione hanno coinvolto complessivamente più di 6mila aziende agricole di 15 regioni italiane (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Toscana, Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata, Campania e Puglia), per oltre 100mila ettari di superficie coltivata a grano duro di qualità.
In altre parole, la strada per rilanciare il grano italiano nel segno della qualità è già stata tracciata. E oggi, grazie alla collaborazione con l’Università della Tuscia, ci si propone di realizzare a livello sistemico queste iniziative di successo, tenendo conto, nel fissare i parametri di riferimento, delle caratteristiche climatiche del territorio di coltivazione.
MIETITURA 2018-19: PREVISTE 4,2 MILIONI DI TONNELLATE, DI BUONA QUALITÀ MA A RISCHIO PER IL MALTEMPO –
L’annuncio di queste importanti novità avviene, simbolicamente, in un campo di grano duro e nel cuore della stagione della mietitura. In Italia, ci sono 1,28 milioni di ettari coltivati a grano duro. A fronte di un leggero calo della superficie (-1,8% rispetto all’anno scorso), la produzione attesa è di 4,2 milioni di tonnellate, in linea con i risultati della campagna 2017-2018, (elaborazioni da dati ITALMOPA). Se le rese sono soddisfacenti, è ancora presto per trarre delle conclusioni sulla qualità del raccolto: il grano 2018-2019 già oggetto di raccolta mostra un buon contenuto proteico e buoni parametri di qualità, anche se è presto per trarre conclusioni definitive, visto che piogge e maltempo stanno segnando l’annata agraria in corso, ritardando la mietitura in alcune Regioni. Se al Sud le operazioni sono in fase avanzata, al Centro si registrano ancora ritardi sui campi in diverse aree, mentre al Nord le trebbiatrici sono ancora spente. Non è escluso che parte dell’offerta di grano italiano, già penalizzata da una eccessiva polverizzazione, possa rischiare di essere non pienamente adatta alle esigenze qualitative dei mugnai e dei pastai. Inoltre, la mancanza di strutture di stoccaggio adeguate rende finora difficile la valorizzazione e la classificazione della materia prima, che quindi viene ricercata anche sui mercati esteri.
Per questo, anche in un momento storico in cui è in crescita la domanda di grano duro pastificabile italiano di qualità, l’import di grano duro è in calo (-289mila tonnellate nel 2018) ma resta ancora necessario e copre circa il 30% del fabbisogno di molini e pastifici.
Il protocollo d’intesa è una risposta concreta, volontaria e “di squadra” anche a queste criticità di filiera che ostacolano la crescita del settore. Siamo primi nel mondo per produzione (3,3 milioni di tonnellate annue) e export di pasta (2 milioni di tonnellate), ma questo primato è a rischio. In primo luogo, la forte concorrenza internazionale di Turchia e Egitto, che pur con un prodotto di qualità inferiore stanno erodendo quote di mercato alla pasta italiana, forti anche del supporto dei rispettivi governi. Inoltre, un debole sostegno da parte del sistema Paese in Italia ha sensibilmente concorso nel tempo a scavare un solco, in termini di competitività, crescita e sostegno all’export, tra l’agroindustria pastaria italiana e quella europea ed extra europea.